Il sondaggio di Nuova Energia sulla mobilità elettrica

La mobilità elettrica in Italia. I risultati di un sondaggio condotto dalla rivista Nuova Energia sembrano confermare che gli automobilisti non sono ancora così pronti a salire a bordo di un’auto elettrica… a meno di avere sotto il cofano anche il motore endotermico. E ancor prima di provare la colonnina di ricarica, hanno già nostalgia della stazione di servizio.

Mobilità elettrica

Nella battaglia campale in cui è coinvolto il settore automotive, per sconfiggere il motore a combustione interna l’elettrico ha stretto una alleanza decisiva proprio con il nemico: il propulsore a benzina. Come a dire: per convincere un tabagista incallito a togliersi il vizio del fumo (giusto per rimanere in tema di emissioni, apparentemente il cuore del problema) si comincia offrendogli una sigaretta. L’esempio è volutamente provocatorio e fuorviante. Ciò che rende tutt’altro che un nonsense la prima affermazione è, molto semplicemente, l’ibrido.

Tra il 9 luglio e l’8 agosto il periodico di settore Nuova Energia ha lanciato e condotto l’inchiesta “Presa in pieno! Gli italiani alle prese con le colonnine di ricarica” con l’intenzione di rilevare le contraddizioni, i luoghi comuni, i timori e le aspettative, le convinzioni già radicate (più o meno reali) sulla mobilità elettrica. Nel complesso ha interpellato oltre 1.000 soggetti al di sopra dei 18 anni.

La variabile euro

Il fattore prezzo è di solito – senza andare troppo per il sottile – identificato come la principale barriera ad una diffusione capillare dell’auto elettrica. L’inchiesta ha quindi voluto neutralizzare questo elemento, ipotizzando che la Regione si faccia carico di tutti i costi di acquisto, chiedendo all’utente di scegliere un’auto (l’unica però a disposizione della famiglia!) nella fascia di prezzo dei 40 mila euro (ma per lui, come detto, a spesa zero).

Mobilità elettrica
Sorpresona. L’elettrico – anche se regalato – non spacca. L’ibrido, nelle due versioni senza ricarica o plug-in con ricarica, catalizza rispettivamente il 31,2 e il 27,1 per cento delle risposte. Nel complesso, sei intervistati su dieci hanno scelto la tecnologia benzina+elettrico. L’alimentazione completamente elettrica si ferma al 14,4 per cento dei consensi. Colpisce anche la scarsa attenzione nei confronti del metano (7,4 per cento). Il peso specifico del gas è pari a quello di chi si dice pronto a rinunciare a un’auto di proprietà affidandosi al car sharing e di chi, «non spenderebbe mai quella cifra per un’auto anche ricevendola in regalo».

Altro spunto. “La tua unica auto è elettrica, trovi dei punti deboli rispetto a un veicolo a benzina o diesel?”. Anche in questo caso l’auto elettrica è proposta come unica, e comprensibilmente non è un dettaglio. I risultati sono stati nettissimi. Oltre il 60 per cento degli utenti teme la “difficoltà di far rifornimento”, il 58 per cento teme di restare senza carica, oltre il 26 per cento lamenta come limite l’assenza di un’alternativa al self service. Significativo anche il dato legato al «timore di problemi in caso di guasto» (18 per cento).

Il ‘benchmark’ è sempre il motore termico

C’è una precisa chiave di lettura che torna anche nelle domande successive. L’auto tradizionale viene ancora presa come termine di paragone o elemento di confronto (come se il passaggio al kWh fosse alla stregua della transizione dalla benzina rossa a quella verde). Manca per ora il famoso “cambio di paradigma”. Non c’è quel salto di mentalità per cui il “pieno” si fa quando l’auto sta ferma e non quando la macchina è in movimento e va in riserva. Un confronto a queste condizioni (magari con l’orologio in mano) è evidente, non può che pendere a sfavore dell’elettrico. Tanto è vero che…

 

Per promuovere la diffusione dell’auto elettrica il 56 per cento del campione – in presenza di risposte multiple – chiede le colonnine dal benzinaio. Solo un punto in meno di chi vota gli incentivi all’acquisto. La terza opzione (35 per cento) è quella delle colonnine nei supermercati. Prima ancora di essere saliti a bordo di un’auto elettrica gli italiani paiono dire: «Si, va bene il kWh, purché erogato con le stesse modalità della benzina o del diesel». Davvero in pochi hanno metabolizzato che in gioco c’è un cambiamento culturale, non semplicemente tecnologico.

Nel frattempo, però, si evocano con una certa aria trasognata le (presunte) eccellenze straniere dove la e-mobility ha già preso piede e le quote mercato dell’auto elettrica sono a doppia cifra. Come nel caso della Norvegia. Tanto di cappello, sia chiaro. Guai però a ricordare che è (anche) grazie al petrolio estratto e venduto in tutta Europa che le finanze pubbliche norvegesi sono state in grado di supportare generosamente la crescita della mobilità elettrica sulle strade domestiche.

Dannato petrolio, non riusciamo proprio a liberarci di lui!

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