I turbocompressori Ihi sono tra i più diffusi a livello globale, con una quota di mercato che si avvicina al 20%. Il segmento dei turbocompressori è, tuttavia, solo uno dei tanti che compongono la galassia Ihi Corporation, autentico gigante giapponese con interessi che vanno dall’aerospaziale alla difesa; dalle infrastrutture alla gestione dell’energia.

Un gigante da 12 miliardi di fatturato e 30mila dipendenti nel mondo.

Dalla realizzazione di turbocompressori arriva il 12% circa del fatturato del Gruppo. Il quartier generale europeo della business unit si trova in Germania. In Italia (per la precisione a Cernusco Lombardone, nel lecchese) è sorto il primo stabilimento produttivo europeo. Un plant all’avanguardia in grado di produrre oltre due milioni di pezzi all’anno.

turbocompressori Ihi

Perché proprio Torino?

La grande considerazione per l’Italia ha spinto Ihi, quasi tre anni fa, a inaugurare un ufficio tecnico commerciale a Torino.

Un avamposto, coordinato da Giuseppe Sottile, pensato per supportare i clienti in modo ottimale. Ma perché proprio Torino?

«Perché rimane un punto cardine sia per l’indotto automobilistico che per altri settori per noi importanti, come l’off-road, quindi construction e agricolo, dove vediamo un panorama termico più a lungo raggio. L’apertura del branch office di Torino ha finora dato ottimi risultati perché ci ha permesso di consolidare la relazione con il gruppo Fca, per esempio», ci racconta Sottile, che gestisce un team di 4 persone, in crescita.

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L’ingresso della sede torinese di Ihi

Turbocompressori Ihi: la questione della customizzazione

Una presenza più massiccia sul territorio ha anche consentito a Ihi di collaborare da vicino con società di ingegneria e università, tra cui il Politecnico di Torino.

«Crediamo che accumulare esperienze per lo sviluppo tecnologico con le università possa generare ricadute importanti sulle metodologie di lavoro. È un’attività in cui crediamo molto».

Chiediamo a Sottile anche come si articola il rapporto con i clienti, cioè le più importanti case automobilistiche mondiali e, per quanto riguarda off-road e marino, nomi come Kubota, Yanmar, John Deere o Marcury.

«Abbiamo un portafoglio standard, ma siamo flessibili nell’adattarci alle richieste specifiche.

La classificazione di prodotto viene riadattata anche dal punto di vista progettuale, condividendo l’esperienza sia con la casa madre giapponese che con la Germania, dove si trova l’engineering center che fa capo all’Europa. Il contatto con la sede locale, come la nostra, è però fondamentale per avviare un’interlocuzione del genere e avere un approccio tailor-made sul turbocompressore».

Come Ihi vede il futuro: elettrificazione e non solo

Parlando più nello specifico di prodotti, la scelta di un tipo di tecnologia o la combinazione di più tecnologie viene discussa in funzione delle necessità specifiche. La gamma di soluzioni Ihi copre un range che va dai 20 chilowatt fino ad applicazioni industriali di taratura più alta.

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La meeting room di Ihi a Torino

Guardando al futuro, Ihi ha immaginato un trend evolutivo per il segmento delle passenger car (ma applicabile anche nell’off-road) che prevede la presenza di tecnologie di propulsione differenti. Più precisamente, l’introduzione di tecnologie combinate. Elettrificazione, dunque, ma non solo: gas naturale, biocarburanti e idrogeno (a proposito, in questa lunga inchiesta ne abbiamo parlato con alcuni dei maggiori protagonisti a livello globale).

«Il turbo può essere un componente importante nell’elettrificazione del motore. Con l’elettrificazione cambiano i materiali, il sistema raffreddamento e si pone la questione della gestione dell’energia. Non a caso si stanno sviluppando metodi per gestire al meglio i componenti elettrificati. Il turbo non sarà più, dunque, un componente solo meccanico, ma assorbirà componentistica elettronica a bordo. Bisognerà essere pronti a scambiare informazioni non soltanto dal punto di vista fluidodinamico, ma anche elettronico», ci ha detto il Technical project leader Alessandro Cicolin.

Volgendo lo sguardo un po’ più in là, ecco far capolino le fuel cell nell’ottica della drastica riduzione di CO2. Le stime elaborate da Ihi parlano di una quota del 20 percento del mercato appannaggio dell’alimentazione a idrogeno nel 2050.

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